venerdì 19 novembre 2010

Certezza matematica.

Spesso, per intendere che una cosa è assolutamente certa, che non c'è possibilità di errori, di dice certezza matematica.
Infatti, molte affermazioni della scienza che un tempo erano date come sicure, in seguito a nuovi studi si sono dimostrate erronee, ma cinque e cinque erano uguali a dieci anticamente, così oggi e così sarà nel più lontano avvenire.
Dal libro di D.Provenzal "Perchè si dice così?
Ed. Hoepli.

mercoledì 29 settembre 2010

Manzoni Alessandro...



... (Milano 7 marzo 1785 ivi 22 Maggio 1873).
Scrittore tra i sommi d'Italia, figlio di Pietro e di Giulia, figlia di Cesare Beccaria.
Educato presso un collegio di religiosi.

venerdì 24 settembre 2010

ROMA E NAPOLI.

Che contrasto la campagna di Napoli e quella di Roma!
Questa è l'unità, quella la varietà; Roma il sublime, Napoli il bello; la città eterna è la maestà; la città delle Sirene la grazia e il sorriso. Come ben disse un insigne scrittore e statista spagnuolo, Emilio Castelar, in Roma odesi il canto severo dei secoli simile al canto solenne dei profeti biblici; in Napoli il coro delle antiche e serene divinità greche. Le voci melodiose delle strade di Napoli, i canti ora gioiosi ora sentimentali, i crocchi e i campanelli rumorosi, la letizia del vivere, i balli e i concerti all'aria libera, il vario spettacolo dei giardini e dei caffè, i richiami melodici dei venditori vi dicono tutte le ore del giorno che voi siete in una città beata, la cui vita è una continua festa. Vi è qualche cosa del Vesuvio, qualche cosa de' suoi ardori, della sua variabilità, nella mobile e fervida natura de' Napoletani, che sembrano vivere col sorriso sulle labbra. Chi può dire il fascino di questa terra incantata? Come ha notato Renato Chateaubriand, la campagna romana ha un aspetto più grandioso e più austero; ma i dintorni di Napoli sono forse più appariscenti che non quelli di Roma. "Quando il sole arde e la luna, larga e rossa, si alza sopra il Vesuvio, come un globo lanciato dal vulcano, la Baia di Napoli, con le sue rive cinte di aranci, le montagne remote, l'isola di Capri, la costa di Posillipo, Baia, Miseno, Cuma, l'Averno, i Campi Flegrei e tutta quella dolcezza virgiliana, presenta uno spettacolo magico". Sorriso magico e cielo incantato sono la poesia di Napoli; grandezza e fede la poesia di Roma

Ottavio Giovannelli. Editrice S.E.I

martedì 21 settembre 2010

Leopardi Giacomo.



... (conte) uno dei maggiori poeti italiani. Poeta del dolore,che fu retaggio della sua vita e a cui improntò poesie e prose.

sabato 18 settembre 2010

Tu ammazzi un uomo morto.

Ricordiamo un episodio della battaglia di Gavinana (3 agosto 1530). Il castello
di Gavinana, ove si combatteva l'ultima battaglia per la libertà fiorentina era strenuamente difeso da Francesco Ferruccio. Allorché questi fu ferito a morte, il capitano nemico Fabrizio Maramaldo, volle che gli fosse condotto davanti, lo fece disarmare e poi lo coprì di ingiurie alle quali Ferruccio fieramente rispondeva. Alla fine Maramaldo con una pugnalata vigliaccamente l'uccise.
- Tu ammazzi un uomo morto! - gridò Ferruccio: e furono le sue ultime parole.
Parole celebri che si usano anche oggi a bollare una grande vigliaccheria.

Dal libro di D. Provenzal " Perchè si dice così ?

domenica 22 agosto 2010

L'araba fenice.

Gli antichi Egiziani favoleggiavano di un uccello miracoloso, il quale viveva cinquecento anni, poi si gettava su un rogo e dalle proprie ceneri usciva ringiovanito.
Quest'uccello si chiamava l'araba fenice.
Oggi si dice l'araba fenice per indicare qualcosa di miracoloso (per esempio un uomo d'immenso ingegno) o anche qualcosa che non esiste.

Il poeta Pietro Metastasio scrisse:

Come l'araba fenice.
che vi sia ciascun lo dice
dove sia nessun lo sa.

venerdì 13 agosto 2010

Lino.

Il nome di Lino è ricordato in un ritornello lamentoso che veniva cantato dai Greci dell' Asia Minore, pare in ricordo di un figlio di Urania morto per mano di Apollo geloso della sua abilità nella musica, o figlio di Apollo e della principessa Psamate, figlia del re di Argo. Quando nacque Lino venne abbandonato e fu divorato dai cani randagi. Per questo motivo Psamate fu condannata a morte, mentre in onore di Lino fu istituito un culto, durante il quale venivano sacrificati tutti i cani randagi che vevivano trovati, e si cantava, invocandolo, il nome di Lino.

Dal dizionario dei mitidi G. D'Anna.

sabato 7 agosto 2010

BITONE.

Figlio di Cidippe, sacerdotessa di Era. Con il fratello Cleobi diede prova del grande affetto che nutriva per la madre trascinando il carro di una processione di ben 45 stadi, non essendo pronti i buoi da mettere sotto al giogo. La madre pregò la dea che ci fosse una ricompensa per tanto sforzo, e i due fratelli non si svegliarono più dal lungo riposo per la fatica compiuta.

Dal Dizionario dei miti di G. D'Anna

lunedì 2 agosto 2010

Passa un giorno, passa l'altro.

Nel 1856, Giovanni Visconti Venosta, scrittore milanese, un giorno si sentì chiamare dalla sua portinaia:
- Signor Giovanni, il mio ragazzo è disperato, perchè deve fare un componimento in versi; ha cominciato, ma non sa più andare avanti. Il tema è il ritorno del crociato.
-Beh! E il ragazzo che cosa ha scritto?
- Ha scritto questi due versi:
Passa un giorno, passa l'altro,
più non torna il prode Anselmo.
- Il principio va bene - risponde il Visconti; -
continuerò io:
Perchè egli era molto scaltro,
andò in guerra e mise l'elmo.

Ne venne fuori una delle più buffe, delle più divertenti poesie, la quale ebbe tanta popolarità che il primo verso si dice proverbialmente quando vogliamo intendere che uno si fa troppo aspettare.

domenica 25 luglio 2010

Paganini non ripete.

La frase è di uso comune e si adopera a volte stizzosamente, quando, dette parole di rimprovero, vogliamo far sapere, che non saranno ripetute, che una seconda volta, dalle parole passeremo ai fatti; si usa anche scherzosamente, quando qualcuno vorrebbe che ripetessimo una frase spiritosa, un discorso burlesco. E l'origine? Eccola:
Nicolò Paganini, genovese (i784-1840) violinista meraviglioso, forse il più grande d'ogni tempo, una sera del 1825 sonò davanti al re Carlo Felice. Questi, alla fine della sonata, entusiasmato, chiese il bis e il maestro rifiutò. Il re insistette e Paganini orgogliosamente gridò:
-Paganini non ripete.-
Tale insolente risposta gli fruttò l'espulsione dal Regno per due anni.
Forse il rifiuto derivò dal fatto che il grande maestro aveva improvvisato, come spesso gli avveniva, il pezzo di musica.

venerdì 16 luglio 2010

Il focolare.

Fu antichissimo uso presso i Romani di tenere nell'atrio, parte centrale della casa, un focolare ( focus ) di forma rotonda, non molto elevato da terra, costruito a guisa di un altare. Su questo altare era stretto dovere per il capo di famiglia di custodire il fuoco, giorno e notte. Guai alla casa, dove si fosse spento! Perchè ciò non accadesse, la sera prima di andare a letto, il padre o la madre o le figlie ricoprivano i tizzoni di cenere, perchè non si consumassero del tutto; la mattina seguente, il primo pensiero era di ravvivarli con nuove legna. Cos' il fuoco non cessava mai di brillare sul focolare, ed era, come dicono i poeti latini, fuoco vigile, fuoco assiduo, fuoco inestinguibile.
Questo fuoco nel concetto Romano, non era un fuoco come tutti gli altri.
La religione vietava che si alimentasse con alberi che non fossero felici. Inoltre doveva essere puro, cioè nessun oggetto vile o meno che pulito poteva esservi gettato dentro, nè azione cattiva poteva essere commessa alla sua presenza. Soltanto una volta all'anno poteva estinguersi senza peccato: il primo di marzo. Ma quanti riti e quante preghiere per riaccenderlo! Da una pietra focaia ripetutamente percossa da un ferro oppure da una tavoletta di albero felice, stropicciata faticosamente con un ramoscello pure di albero felice, si suscitava la nuova scintilla, che, applicandosi ad un mucchio di rami secchi, dava principio alla nuova fiammella. Così il fuoco tornava a risplendere per tutto l'anno, simbolo di una forza misteriosa e superiore, da cui la casa era come dominata e protetta.
Questo fuoco era divino. Quale fosse l'origine di questo dio, donde scaturisse l'inesauribile fonte dei suoi beni e delle sue ricchezze nessuno sapeva: ma era credenza che fosse un dio ricco, perchè dava alla casa tutto quello di cui aveva bisogno: il cibo, il calore, la salute. Era un dio forte, perchè sapeva, anche senza spada, difendere chi presso di lui avesse cercato un asilo. Lì erano sicuri anche i bambini e le donne. Era un dio indulgente e buono, come un babbo in mezzo ai figlioli, il quale può turbarsi, ma non perdere l'affetto per la famiglia.

giovedì 15 luglio 2010

Latinus grossus facit crollare pilastros.

Il significato della frase è molto chiaro: non c'è bisognp di avere studiato il latino per intenderla.
Essa si usa scherzosamente dai professori per burlare quei ragazzi i quali usano un latino così infarcito di errori da far crollare una casa.

Dal libro di D. Provenzal "Perchè si dice così.

domenica 27 giugno 2010

La manna.

Nella Bibbia si narra che i poveri Ebrei nel deserto soffrivano la fame e la sete, non ne potevano più. Ed ecco che dal cielo piovve una sostanza ignota che gli Ebrei raccolsero domandandosi l'uno all'altro: " Che cos'è? Che cos'e'?, ossia, nella loro lingua " manù, manù". L'assaggiarono: era di sapore squisito e toglieva a un tempo la fame e la sete. Stupefatti e contenti, ringraziarono il Signore che tale dono aveva mandato loro dal cielo.
Oggi si dice una manna qualunque dono insperato; e in tono di rimprovero si ammonisce che non bisogna starsene lì ad aspettare la manna dal cielo quando sivedono persone che non fanno nulla per migliorare le proprie condizioni in attesa di chi sa quale aiuto immaginario.

Dal libro di D. Provenzal "Perchè si dice così? Hoepli.

lunedì 21 giugno 2010

Pascoli, Giovanni...



S. Mauro di Romagna 1855- Bologna 1912 Poeta ( in italiano e in latino), critico, filologo, Prof. di grammatica greca e latina. Successe al Carducci, suo maestro, nella cattedra di letteratura italiana a Bologna.

lunedì 7 giugno 2010

Ludere non laedere.

Questo motto latino significa: " scherzare, ma non offendere ". Ed è motto giusto: si può benissimo schrzare senza offendere nessuno: uno scherzo innocente può anche far sorridere chi n' è l'oggetto, ma il linguaggio ingiurioso, schernitore, che umilia e fa soffrire deve essere bandito. Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.

Dal libro di D. Provenzal " Perchè si dice così? Ed. Hoepli.

mercoledì 2 giugno 2010

CIMA da Conegliano: i satiri.

Divinità minori della mitologia greca e romana rappresentata in forma umana con orecchi, zampe di cavallo.
Sono abitatori dei boschi ove assaltano e insidiano le ninfe, spesso restie, altre volte arrendevoli alle loro voglie.

Il quadro è di Cima da Conegliano, Giambattista.

martedì 4 maggio 2010

Mantegna, Andrea.

( Isola di Carturo, Padova, 1431- Mantova 1506) Pittore, il maggior rappresentante della pittura del rinascimento nel veneto.
La danza delle Muse. Particolare monte del Parnaso (Foto Alinari).

Le Muse erano dee del canto, delle arti, delle scienze; si chiamavano: Clio, musa della storia, Euterpe della lirica, Melpomene della tragedia, Tersicore della danza. Erato della mimica, Polimnia degli inni, Urania della astronomia, Calliope dell'epica.

martedì 27 aprile 2010

Consummatum est.

Si dice così spesso, anche scherzosamente, per intendere che tutto ormai è finito.
L'origine della frase non è scherzosa, anzi è tragica.
Le parole consummatum est (tutto è compiuto), furono le ultime pronunciate da Gesù sulla croce, come si legge nel Vangelo di San Giovanni (XIX,30). Tutto aveva patito per la redenzione del genere umano; e gli scherni e le percosse e gli sputi e la condanna infamante e il tradimento di Giuda e l'abbandono di Pietro; poi, quando fu per morire, pronunciò la frase straziante.

lunedì 26 aprile 2010

Raffaello.

.

L'estasi di Santa Cecilia.

( Foto Alinari)

sabato 17 aprile 2010

Venafro...



Un suggestivo scorcio del vicolo Parasacco ovvero : I' vic' r' Parasacc'.

Si ringrazia Mario Simeone alias : Mariucc' i' buarbier' .

giovedì 15 aprile 2010

Fare il tifo.

Nel linguaggio sportivo si dice fare il tifo per un corridore, per un calciatore, per un nuotatore, per un podista e significa augurargli fortuna, augurargliela con tutta l'anima, quasi con la febbre addosso: e si dice fare il tifo appunto perchè il tifo produce febbri altissime.
La frase è uscita poi dal ristretto linguaggio dello sport; e si usa anche a proposito di concorsi, di gare d'ogni genere. Brutta frase ( brutto anche l'aggettivo tifoso): oltre tutto, in buon italiano, non si dice "fare", di una malattia; si dice "ho avuto il morbillo, l'influenza ecc.",non ho fatto:

Carducci, Giosue...



(Valdicastello 1835 - Bologna1907 ) Scittore e poeta. Premio Nobel ( 1906) per la letteratura.

lunedì 5 aprile 2010

Castore e Polluce...

che i greci chiamarono anche Tindaridi, essendo nati da Tindaro, re di Sparta, e di Leda, nobile donna dell'Etolia, furono giovani bellissimi, avvezzi alle fatiche, abili alle armi, noti a tutti per la grandezza dell'animo e la fortezza del corpo. Polluce acquistò molta fama combattendo col cesto, nel quale nessuno gli fu pari in quel tempo; Castore addivenne celebre domatore di cavalli. Avendo i pirati reso difficile alla navigazione l'arcipelago, con poche navi li inseguirono e li uccisero; così ebbero a comune, oltre la fama del circo, anche la gloria delle armi. Si dice che i due fratelli fossero coetanei di Giasone, e con lui partissero pieni di audacia per la Colchide per impadronirsi del vello d'oro. Ma la navigazione non fu a quei forti molto propizia. Infatti, essendo partiti dal porto di Iolco, città della Tessaglia, una grande tempesta si levò d'improvviso, e già era sul punto di affondare la bella nave, quando apparve una lucida fiammella, simile a piccola stella, la quale, discendenndo dal cielo, si fermò sulla testa dei due fratelli, e nello stesso tempo tornò il cielo sereno. Allora tutti salutarono gli amici dei naviganti, come i signori e i dominatori del mare. Compiute molte nobili imprese, dopo la morte, da uomini furono fatti dei, e, collocati nel cielo, formarono la luminosa costellazione dei gemelli.

giovedì 1 aprile 2010



Precetto pasquale della Ass.ne Carabinieri nucleo volontariato e protezione civile di Venafro ( IS ) tenutosi il giorno 21.03.2010 presso la chiesa della frazione di Ceppagna.
Si ringrazia il Presidente della Ass.ne nella persona del Sig. Nicandro Biasiello per la gentile concessione della foto.

venerdì 26 marzo 2010

Amici al Bar...



Vuò bev', ne P'ppì ? Ric' Fabrizio ! E P'ppin' r'sponn' :" Mo no, Fabri'!
Mo, n' m' n' te !


Si ringraziano Fabrizio, Peppino e Marco Barile!

giovedì 18 marzo 2010

Dante Alighieri...

fu di mezzana statura, di volto lungo, naso aquilino, occhi grandi e svegli, mascelle grandi: di color bruno, capelli e barba spessi, neri e crespi.
Nei costumi pubblici e domestici mirabilmente fu composto e ordinato; nel mangiare e nel bere moderatissimo. Fu poeta di maraviglioso ingegno, di memoria fermissima e di perspicace intelletto, ma di animo sdegnoso.
Cacciato in esilio, confiscati i beni, povero e privo di ogni aiuto si rifugiò presso Guido da Polenta, presso il quale passò con maggiore tranquillità la rimanente parte della vita. Morì a Ravenna il 14 settembre 1321.

domenica 7 marzo 2010

Per gli appassionati di... musica leggera.

Anni 60. Eravamo giovani ed amavamo la Musica. Molti, i complessi musicali in Italia. Anche in Venafro. Nel centro storico le prove. In qualsiasi momento della sera echeggiavano le note delle canzoni: "L'ora dell'amore". "Senza luce". "Applausi". "Io per lei". Chi non le ricorda? E questa attrezzatura? Erano gli strumenti con i quali sognavamo ad occhi aperti! Erano prodotti dalla ditta Meazzi di Milano.Quanti ricordi !

sabato 6 marzo 2010

Cristoforo Colombo.



La principessa Isabella ( La Cattolica) regina di Castiglia e di Aragona che aiutò Cristoforo Colombo nella sua spedizione.

domenica 28 febbraio 2010

La dea Speranza.

Anche la Speranza che gli antichi ingegnosamente chiamarono sorella del Sonno e della Morte, perchè l'uno sospende gli affanni dell'uomo sulla terra, l'altra vi pone un termine, ebbe in Italia e specialmente in Roma somma venerazione. Il tempio che le dedicò M. Atilio Calatino durante la seconda guerra Punica, e che distrutto da un incendio fu riparato da Germanico, era situato presso il tempio della Pietà, in quel luogo dove ora è la chiesa di San Nicola in Carcere. La Speranza è rappresentata come una giovane Ninfa, inghirlandata di fiori nascenti, con un giglio nella mano.

G. Pasquetti.

domenica 21 febbraio 2010

Consiglio di volpi, sterminio di galline.

Ognuno sa che la volpe è la peggiore nemica delle galline e sa anche che è molto astuta.Quando i furbacchioni si riuniscono, complottano, strizzano l'occhio, cattivo segno: certo preparano qualche brutto tiro alle spalle dei poveri diavoli.

Dal libro di D. Provenzal " Perchè si dice così?" Ed. Hoepli.

domenica 31 gennaio 2010

A bizzeffe.

E' una delle non molte espressioni venute a noi dalla lingua araba. In arabo bizzaf significa "molto": di qui a bizzeffe che vuol dire "moltissimo, in sobrabbondanza".

Dal libro di D. Provenzal "Perchè si dice così"? Ed. Hoepli.