domenica 25 luglio 2010

Paganini non ripete.

La frase è di uso comune e si adopera a volte stizzosamente, quando, dette parole di rimprovero, vogliamo far sapere, che non saranno ripetute, che una seconda volta, dalle parole passeremo ai fatti; si usa anche scherzosamente, quando qualcuno vorrebbe che ripetessimo una frase spiritosa, un discorso burlesco. E l'origine? Eccola:
Nicolò Paganini, genovese (i784-1840) violinista meraviglioso, forse il più grande d'ogni tempo, una sera del 1825 sonò davanti al re Carlo Felice. Questi, alla fine della sonata, entusiasmato, chiese il bis e il maestro rifiutò. Il re insistette e Paganini orgogliosamente gridò:
-Paganini non ripete.-
Tale insolente risposta gli fruttò l'espulsione dal Regno per due anni.
Forse il rifiuto derivò dal fatto che il grande maestro aveva improvvisato, come spesso gli avveniva, il pezzo di musica.

venerdì 16 luglio 2010

Il focolare.

Fu antichissimo uso presso i Romani di tenere nell'atrio, parte centrale della casa, un focolare ( focus ) di forma rotonda, non molto elevato da terra, costruito a guisa di un altare. Su questo altare era stretto dovere per il capo di famiglia di custodire il fuoco, giorno e notte. Guai alla casa, dove si fosse spento! Perchè ciò non accadesse, la sera prima di andare a letto, il padre o la madre o le figlie ricoprivano i tizzoni di cenere, perchè non si consumassero del tutto; la mattina seguente, il primo pensiero era di ravvivarli con nuove legna. Cos' il fuoco non cessava mai di brillare sul focolare, ed era, come dicono i poeti latini, fuoco vigile, fuoco assiduo, fuoco inestinguibile.
Questo fuoco nel concetto Romano, non era un fuoco come tutti gli altri.
La religione vietava che si alimentasse con alberi che non fossero felici. Inoltre doveva essere puro, cioè nessun oggetto vile o meno che pulito poteva esservi gettato dentro, nè azione cattiva poteva essere commessa alla sua presenza. Soltanto una volta all'anno poteva estinguersi senza peccato: il primo di marzo. Ma quanti riti e quante preghiere per riaccenderlo! Da una pietra focaia ripetutamente percossa da un ferro oppure da una tavoletta di albero felice, stropicciata faticosamente con un ramoscello pure di albero felice, si suscitava la nuova scintilla, che, applicandosi ad un mucchio di rami secchi, dava principio alla nuova fiammella. Così il fuoco tornava a risplendere per tutto l'anno, simbolo di una forza misteriosa e superiore, da cui la casa era come dominata e protetta.
Questo fuoco era divino. Quale fosse l'origine di questo dio, donde scaturisse l'inesauribile fonte dei suoi beni e delle sue ricchezze nessuno sapeva: ma era credenza che fosse un dio ricco, perchè dava alla casa tutto quello di cui aveva bisogno: il cibo, il calore, la salute. Era un dio forte, perchè sapeva, anche senza spada, difendere chi presso di lui avesse cercato un asilo. Lì erano sicuri anche i bambini e le donne. Era un dio indulgente e buono, come un babbo in mezzo ai figlioli, il quale può turbarsi, ma non perdere l'affetto per la famiglia.

giovedì 15 luglio 2010

Latinus grossus facit crollare pilastros.

Il significato della frase è molto chiaro: non c'è bisognp di avere studiato il latino per intenderla.
Essa si usa scherzosamente dai professori per burlare quei ragazzi i quali usano un latino così infarcito di errori da far crollare una casa.

Dal libro di D. Provenzal "Perchè si dice così.