domenica 28 dicembre 2008

ASSO PIGLIATUTTO

C'è un gioco in cui chi possieda un asso ha diritto di portar via tutte le carte che sono in tavola.Questo giuoco si chiama asso sbarazzino e anche asso pigliatutto. Quando uno è avido, pronto sempre ad arraffare, vien detto scherzosamente asso pigliatutto.

Dal libro di Dino Provenzal Perchè si dice così? Ed. Hoepli.

lunedì 22 dicembre 2008



Al ritorno dal pellegrinaggio a Lourdes, questa comitiva sosta a Parigi e visita tra l'altro l' Eurodisneyland. A quale anno si riferisce questa foto?
Facemm' a chi perd' perd' e diciamo che si tratta del 1985.
Bona salute, bella gè e pur' buon Natale.


LA BARBA NON FA IL FILOSOFO

Non c'è dubbio che la barba, specie se lunga e ampia,dà una certa maestà alla espressione del volto; e i filosofi antichi si lasciavano crescere un bel barbone per aggiungere autorità a se stessi e dar soggezione ai discepoli.
C'era anche un'altra ragione: un filosofo disse che si lasciava crescere la barba per ricordare a se stesso che non era più un fanciullo e aveva perciò il dovere di comportarsi saggiamente.
E' probabile dunque che qualche ignorante vanitoso portasse la barba per darsi l'aria di filosofo. Di qui la frase divenuta proverbiale e con significato più vasto. Oggi si potrebbe anche dire " la chioma non fa il musicista", perchè non tutti coloro che hanno una svolazzante capigliatura ( e altrettanto svolazzante cravatta) sono maestri nell'arte dei suoni.

Dal libro di Dino Provenzal "Perchè si dice cosi'? " Ediz. Hoepli.

giovedì 18 dicembre 2008



Il " Convito". Per i venafrani autentici si dice " I' Cummit' ". Altrove si dice "Pasquetta". Le seguenti foto risalgono, per l'appunto, a 'n Cummit' di quarantuno anni fa cioè del 1967 ! Credo di aver fatto cosa gradita. Ringrazio la Signora Adelina Marinelli per le foto.


lunedì 15 dicembre 2008

Canta che ti passa.

Parole scritte da un oscuro fante in una trincea nella guerra del 1915-1918 e che diventarono celebri. " Ti passa" che cosa? Il dolore, l'affanno, lo sgomento, la tristezza e anche l'uggia, la noia, la malinconia.
Veramente il canto ottiene questo effetto; e gli uomini lo sanno da un pezzo. Il Petrarca scrisse " perchè cantando il duol si disacerba" e Dante, quando, dopo aver visto gli orrori dell'Inferno, incontrò il musico Casella, lo pregò di cantare: sapeva che la dolcezza della musica gli avrebbe rasserenato l'animo afflitto.

Dal libro di Dino Provenzal. Perchè si dice così? Ed. Hoepli

sabato 6 dicembre 2008

LE GRANDI VIE DI COMUNICAZIONE.

I Romani, appena conducevano a termine la conquista di una grande regione, cercavano di congiungerla a Roma con grandi e comode vie militari e commerciali (fornite di viadotti, gallerie, ponti arditissimi su grandi fiumi) larghe da due a quattro metri, lastricate con grosse pietre, interrotte da pietre miliari.
Le principali di queste vie erano:
1° L'Appia, costruita dal censore Appio Claudio nel 362 a. C.; conduceva dalla porta Capena, sino a Capua; più tardi fu prolungata sino a Brindisi e a Reggio di Calabria, più tardi ancora a Messina e a Palermo.
La Flaminia, che conduceva da Roma a Rimini.
3° La Emilia, che ne era una prosecuzione, e passando per Bologna e l'Emilia, conduceva a Piacenza e a Milano, e con un ramo a Verona, poi ad Aquileia.Costruita dal console M. E. Lepido nel 180 a. C., si estese più tardi fico a Vienna.
4° La Valeria, che conduceva per la valle dell'Aterno al paese dei Peligni, sino a Corfinio.
5° La Aurelia, costeggiante il Tirreno, fino alla Liguria, più tardi fino a Marsiglia, a Tolosa, a Cadice.
6° L'Ostiense, che giungeva ad Ostia, lungo il Tevere.
Le pietre miliari indicavano la distanza da Roma.
Dopo la conquista della Gallia, si costruì anche in quei territori una fitta rete di strade.
Dal manuale " La vita pubblica e privata dei Romani" del Prof. Nerino Bianchi