mercoledì 29 settembre 2010

Manzoni Alessandro...



... (Milano 7 marzo 1785 ivi 22 Maggio 1873).
Scrittore tra i sommi d'Italia, figlio di Pietro e di Giulia, figlia di Cesare Beccaria.
Educato presso un collegio di religiosi.

venerdì 24 settembre 2010

ROMA E NAPOLI.

Che contrasto la campagna di Napoli e quella di Roma!
Questa è l'unità, quella la varietà; Roma il sublime, Napoli il bello; la città eterna è la maestà; la città delle Sirene la grazia e il sorriso. Come ben disse un insigne scrittore e statista spagnuolo, Emilio Castelar, in Roma odesi il canto severo dei secoli simile al canto solenne dei profeti biblici; in Napoli il coro delle antiche e serene divinità greche. Le voci melodiose delle strade di Napoli, i canti ora gioiosi ora sentimentali, i crocchi e i campanelli rumorosi, la letizia del vivere, i balli e i concerti all'aria libera, il vario spettacolo dei giardini e dei caffè, i richiami melodici dei venditori vi dicono tutte le ore del giorno che voi siete in una città beata, la cui vita è una continua festa. Vi è qualche cosa del Vesuvio, qualche cosa de' suoi ardori, della sua variabilità, nella mobile e fervida natura de' Napoletani, che sembrano vivere col sorriso sulle labbra. Chi può dire il fascino di questa terra incantata? Come ha notato Renato Chateaubriand, la campagna romana ha un aspetto più grandioso e più austero; ma i dintorni di Napoli sono forse più appariscenti che non quelli di Roma. "Quando il sole arde e la luna, larga e rossa, si alza sopra il Vesuvio, come un globo lanciato dal vulcano, la Baia di Napoli, con le sue rive cinte di aranci, le montagne remote, l'isola di Capri, la costa di Posillipo, Baia, Miseno, Cuma, l'Averno, i Campi Flegrei e tutta quella dolcezza virgiliana, presenta uno spettacolo magico". Sorriso magico e cielo incantato sono la poesia di Napoli; grandezza e fede la poesia di Roma

Ottavio Giovannelli. Editrice S.E.I

martedì 21 settembre 2010

Leopardi Giacomo.



... (conte) uno dei maggiori poeti italiani. Poeta del dolore,che fu retaggio della sua vita e a cui improntò poesie e prose.

sabato 18 settembre 2010

Tu ammazzi un uomo morto.

Ricordiamo un episodio della battaglia di Gavinana (3 agosto 1530). Il castello
di Gavinana, ove si combatteva l'ultima battaglia per la libertà fiorentina era strenuamente difeso da Francesco Ferruccio. Allorché questi fu ferito a morte, il capitano nemico Fabrizio Maramaldo, volle che gli fosse condotto davanti, lo fece disarmare e poi lo coprì di ingiurie alle quali Ferruccio fieramente rispondeva. Alla fine Maramaldo con una pugnalata vigliaccamente l'uccise.
- Tu ammazzi un uomo morto! - gridò Ferruccio: e furono le sue ultime parole.
Parole celebri che si usano anche oggi a bollare una grande vigliaccheria.

Dal libro di D. Provenzal " Perchè si dice così ?