martedì 29 gennaio 2008

Il presente panorama...



visto dalla salita che va al mercato, ritrae una Venafro di ottantacinque anni fa.
Non ci si può sbagliare a riguardo della data chè, come si può notare, sulla sinistra della piazza V. Veneto, il monumento eretto ai giovani venafrani morti per la più grande Italia, nella foto non figura. Quindi se è vero come è vero che detta opera commemorativa è stata inaugurata nel Novembre del 1923, anche la presente fotografia ha i suoi ottantacinque anni suonati.

mercoledì 23 gennaio 2008

Una simpatica leggenda venafrana.

La fonte di S. Giovanni in Venafro, detta anche di S. Ianno è stata presa da "IL MOLISE", Almanacco Regionale di Berengario Amorosa. La pubblico con vero piacere in quanto "cosa di venafro".
Questa fontana sgorgava a qualche chilometro ad occidente della città. La sua acqua fu celebrata fin dai tempi dagli antichi Romani per guarire i calcoli renali.
Una volta si credeva che i fanciulli, lavati in questa sorgente, sanassero da quelle gravi malattie per le quali si fosse resa inutile l'assistenza del medico; a condizione che i vestiti dell'infermo vi fossero lasciati sui margini.
Non poteva portarsi via l'acqua senza sostituirla con eguale quantità attinta altrove; perchè, facendo diversamente, veniva giù la tempesta.
Alle volte, però, compariva nella fonte il serpe di S.Giovanni, che aveva le corna d'oro. Allora l'acqua gorgogliava rumorosamente, e il livello se ne innalzava fino a superare gli argini e a riversarsi fuori.
Questo era il segno di salute che il misterioso animale dava all'infermo, il quale, a sua volta, doveva sostenerne senza paura la vista tutt'altro che simpatica.
Queste superstizioni dimostrano che l'acqua effettivamente ha virtù medicamentose.

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Chi volesse saperne di più sull'argomento, si rimanda la lettura al libro in ristampa anastatica della Monografia Fisico - Economico - Morale di V E N A F R O del Can. Francesco Primicerio Lucenteforte dalla pagina 80 "Fontane nella pianura" fino a pagina 84 escluso la voce Pozzi.
Certo di aver fatto cosa gradita vi auguro buona lettura e un arrivederci a presto.

lunedì 21 gennaio 2008

Questa foto...


ci ricorda Piazza Portanuova dove fu "esposto" il Monumento a Garibaldi, fatto costruire in cartapesta, per celebrare il 1° centenario della nascita dell'Eroe avvenuto il 4 Luglio del 1907.
I due locali alla sinistra della chiesa di S. Sebastiano in quell'epoca ospitavano, per la cronaca, il Bar
denominato C A F F E' C A M P A N O.



mercoledì 16 gennaio 2008

Ad Antonio Giordano...



è intitolato il Liceo-Ginnasio Statale di Venafro ospitato nell'ex Convento dei Carmelitani scalzi. Ma chi era Antonio Giordano? Era un famoso Legista nato nella nostra Venafro.
Ma, leggete questo racconto tratto da " Il Molise" almanacco regionale di Berengario Amorosa dal titolo: IL QUARTO COMANDAMENTO.
Nell'anno 1459 nacque in Venafro Antonio Giordano da umile sarto, che a stento tirava innanzi la vita con gli scarsi guadagni che ricavava dal mestiere.
Ma a che cosa non può giungere il talento, quando è sorretto da una tenace volontà?
Antonio Giordano, con lo studio indefesso e con lo svegliatissimo ingegno, a furia di stenti, di privazioni, di sacrifizi, raggiunse tal grado di sapienza giuridica, che pervenne alle cariche più alte, e prima fra tutte quella di Governatore della Repubblica di Siena.
Ben presto si sparse per l'Italia la fama della sua grandezza, tanto che giunse anche alle orecchie del padre in Venafro. Il misero vecchio, credendo che tali voci fossero esagerate, ebbe desiderio di accertarne la verità, onde pensò di recarsi a trovare il figlio. A quei tempi oltremodo faticoso, difficile e pericoloso riusciva anche un breve viaggio. Ma il sarto lo affrontò coraggiosamente; e superando gravissimi disagi, giunse a Siena. Non volle però scoprirsi al figliuolo, e perciò chiese lavoro ad un sarto senese, adattandosi per vivere nella bottega di lui, la quale era in una delle piazze più frequentate della città.

Un giorno passò un corteo che accompagnava con molti onori un personaggio vestito di ricchissimi abiti, nel quale il sarto venafrano non tardò a riconoscere suo figlio Antonio. Preso da forte commozione, scoppiò in un pianto dirotto.
Il padrone della bottega, sorpreso da quelle lagrime, ne domandò la cagione; e seppe con grande meraviglia che il forestiere da lui accolto era il padre dell'alto magistrato che passava. Chiesta ed ottenuta udienza, raccontò con segretezza ad Antonio quanto era successo. Ebbe ordine che il giorno seguente, nell'ora in cui egli si trovava in Senato ad amministrar la giustizia, gli conducesse il padre nel medesimo abito in cui si trovava.
E così fu fatto.
L'ampia sala era affollata di gente di ogni condizione; ed Antonio ricevè il padre alzandosi dal suo seggio dorato, abbracciandolo e baciandolo.

Grande fu lo stupore dei presenti nel veder l'altissimo Magistrato accogliere con tanta affettuosa reverenza un misero individuo. Ma Antonio, fra il generale silenzio, esclamò:
- Non vi meravigliate, o Signori, di ciò che avete visto. Questi è mio padre, e la sua povertà costituisce la mia gloria; perchè da uomo così umile e dappoco, sono nato io che ho raggiunto tanta grandezza!-
Ed in compagnia del padre, tornò al palazzo tra la moltitudine plaudente al nobilissimo atto, col quale il figlio aveva onorato il genitore.





martedì 8 gennaio 2008

Osservare la natura per goderla.

Al modo di colui il quale passeggiando per un giardino pieno di letizie, passò distrattamente per i viali di quello, senza por mente nè al bell'artificio ond'erano le piante disposte, nè alla piacevole varietà di fiori, e torna poi indietro quando di tali bellezze si avvede, e comincia allora veramente a godere, e si compiace a una a una d'ogni pianta, a uno a uno d'ogni fiore; così ugualmente accade a noi uomini, che andiamo trascorrendo la vita dal nascere al morire senza fare attenzione alla meravigliosa bellezza e alla perfezione di questo Universo. Ma gli uomini veramente saggi si rivolgono un'altra volta indietro, rinnovando il piacere, e contemplando ogni cosa con lieta meraviglia.

Baltasar Gracian
( Trad. di C.Z.)

Ed io vi invito a passeggiare in questo "mio" giardino dove ... s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo "mare".























Arrivederci a presto.

martedì 1 gennaio 2008

Si dice che vi sono corsi e ricorsi della storia.

E' sacrosantemente vero. Ciò che andrete a leggere, rispecchia la "cronaca" di un lontano 1986
quando l' organizzazione A.D.C. (Amici del Carnevale) volle partecipare alla cittadinanza tutta,
l'uscita - per l'ultimo giorno di Carnevale - di un carro allegorico dal titolo "L' quatt' cannell' r' V'nafr' " per porre, coram populo, il gravoso problema della captazione delle acque.
Son trascorsi da allora ben ventuno anni e il temuto progetto è stato portato a termine con il risultato, purtoppo evidente: le esequie, che noi lungimiranti Amici del Carnevale avevamo intuito, hanno avuto il loro epilogo.
Una presentazione, un " Perchè c'è il Carnevale? un testo, due foto, sono la testimonianza di una protesta a cui non si prestò attenzione ( a Carnevale ogni scherzo vale? ) e di cui non si fece tesoro ma, di certo, non si trattava di uno scherzo.











Purtroppo, in questa unica foto, le quattro cannelle- riprodotte a grandezza naturale-sono dall'altra parte. Diciamo, quindi, che sono rivolte al pubblico che se le trova di fronte e che le segue durante il tragitto.