giovedì 26 giugno 2008

UN DEBITORE SINGOLARE.

Un povero galantuomo aveva un debitore di una natura singolarissima. Ogni volta che questi lo incontrava, invece di scantonare o soffiare il naso per far finta di non vederlo, gli andava incontro, e stringendogli la mano in atto di scusa confidenziale, diceva: - Il debitore non deve mai sfuggire il creditore; un onest'uomo che vuol pagare, pittosto che fare una porcheria come certuni, confessa di non potere e si rimette nella bontà di chi avanza da lui. -
Quello, vinto da assiomi così veri e così stringenti, allungava la fune ( pazientava ancora ), ma allunga oggi allunga domani, e non venendo mai a capo di nulla, un giorno gli scrisse questa lettera:

Caro mio, " Non ho trovato mai in vita mia un uomo più pronto di voi a confessare i suoi obblighi, e meno sollecito a soddisfarli. Se la natura m'avesse voluto scrittore di commedie, ringrazierei la fortuna di avermi fatto capitare sott'occhio un capo ameno come il vostro, e volentieri darei di frego alla partita ( cancellerei il debito). A voi poi non dovrebbe rincrescere di passare in qualche modo alla posterità, prestando alla scena il tipo d'una delle tante contraddizioni umane. Il Burbero Benefico, l' Avaro Fastoso ( commedie che il Goldoni compose a Parigi in francese ) credo gradirebbero la compagnia del Galantuomo che non paga mai".

Giuseppe Giusti.

domenica 22 giugno 2008

VALORE DEL PROPRIO VALORE.

Ciò che un uomo è per se stesso, ciò che l'accompagna nella solitudine, e ciò che nessuno saprebbe dargli o togliergli, è evidentemente più essenziale per lui che tutto quello ch'egli può possedere o che può essere agli occhi altrui.
Un uomo di spirito, nella solitudine la più assoluta trova ne' suoi pensieri e nella sua fantasia di che spassarsi dilettevolmente, quando invece l'individuo povero di spirito potrà variare all'infinito le feste, gli spettacoli, i passeggi e i divertimenti, senza riuscir a scacciar la noia che lo tortura. Un buon carattere, moderato e dolce, potrà essere contento nell'indigenza, mentre tutte le ricchezze del mondo non saprebbero soddisfare un carattere avido, invidioso e malvagio. In quanto all'uomo dotato in permanenza d'una individualità straordinaria, intellettualmente superiore, egli può far senza della maggior parte di quei piaceri a cui generalmente aspira la gente; anzi questi non sono per lui che un disturbo ed un peso.

A. Schopenhauer.

mercoledì 18 giugno 2008

ADDIO ALLA GIOVINEZZA.

Addio fresca e spensierata giovinezza, eterna beatitudine dei vecchi numi d'Olimpo, e dono celeste ma caduco a noi mortali! Addio rugiadose aurore, sfavillanti di sorrisi e di promesse, annuvolate soltanto dai bei colori delle illusioni! Addio tramonti sereni, contemplati oziosamente dal margine ombroso del ruscello, o dal balcone fiorito! Addio vergine luna, inspiratrice della vaga melanconia e dei poetici amori, tu che semplice scherzi col capo ricciutello dei bambini, e vezzeggi innamorata le pensose pupille dei giovani! Passa l'alba della vita come l'alba di un giorno; e le notturne lagrime dal cielo si convertono nell'immensa natura in umori turbolenti e vitali. Non più ozio ma lavoro, non più bellezza ma attività; non più immaginazione e pace , ma verità e battaglie. Il sole ci risveglia ai gravi pensieri, alle opere affaticate, alle lunghe e vane speranze, e s'asconde la sera lasciandoci un breve e desiderato premio d'oblio. La luna ascende allora la curva stellata del cielo, e diffonde sulle notti insonni un velo azzurrino e vaporoso, tessuto di luce, di mestizia, di rimembranze e di sconforto. Sopraggiungono sempre più torvi ed accigliati, come padroni malcontenti dei servi; sembrano vecchi cadenti all'aspetto, e più son canute le fronti, più le orme loro trapassano rapide e leggere. E' il passo dell'ombra che diventa gigante nell'appressarsi al tramonto. - Addio atrii lucenti, giargini incantati, preludi armoniosi della vita!... Addio verdi campagne, piene di erranti sentieri, di pose meditabonde, di bellezze infinite, e di luce, e di libertà, e di canti d'augelli! Addio primo nido d'infanzia, case vaste ed operose, grandi a noi fanciulli, come il mondo agli uomini, dove ci fu diletto il lavoro degli altri, dove l'angelo custode vegliava i nostri sonni consolandoli di mille visioni incantevoli! Eravamo contenti senza fatica, felici senza saperlo e il cipiglio del maestro, o i rimbrotti dell'aja erano le sole rughe che portasse in fronte il nostro destino! L'universo finiva al muricciolo del cortile; là dentro se non era la pienezza di ogni beatitudine, almeno i desiderii si moderavano, l'ingiustizia prendeva un contegno così fanciullesco, che il giorno dopo se ne rideva come d'una burla.

Ippolito Nievo.

martedì 17 giugno 2008

APPREZZATE LA VITA.

La vita mi sembra un dono che acquista di giorno in giorno un maggior valore. Io non ho trovato che la vita fosse un'onda spumante e insipida; in verità, non amo questo vecchio paragone. La vita è un bene per noi. Se potessi veder gli altri così contenti come io sono, qual mondo sarebbe il nostro! Ma questo mondo è buono, nonostante le nubi che lo attraversano.


W.E. Chauning ( Trad. di Cossu).

domenica 15 giugno 2008

NON INEBRIATEVI DELLA SORTE PROPIZIA.


Vi è più ragione di ridere quando sei in fondo, che quando sei in cima: almeno tu non temi di dar la balta. Il riso dell'uomo felice può essere smentito da un momento all'altro. La fortuna non fa contratti perpetui con nessuno; il suo corso è a spirali, e non rettilineo. Oggi t'abbraccia e ti mette sul capo un diadema; dimani ti taglia la testa, e la dà per balocco all'abbietto che faceva da sgabello a' tuoi piedi.

C. Bini

sabato 14 giugno 2008

OPPONETE LA SAGGEZZA AL DESTINO.

Non vi è fatalità vera che in certe sventure esterne, come le malattie, la morte inopinata delle persone care, ecc.; ma non esiste una fatalità interiore. La volontà della saggezza ha il potere di rettificare tutto ciò che non colpisce mortalmente la nostra vita fisica. Spesso, anzi, la saggezza riesce ad introdursi nello stretto dominio delle fatalità esteriori e a modificarle.

M. MAETERLINCK (Traduzione di C. Z.)

lunedì 9 giugno 2008

LE VOCI DEGLI ANIMALI.

Aristotele ritiene che non abbiano vera e propria voce se non gli animali che respirano per mezzo dei polmoni, perciò gli insetti hanno suono e non voce, per il fatto che l'aria si muove dentro il loro corpicciolo e trovandosi come rinchiusa risuona. Alcuni mandano un ronzio come le pecchie, altri, se li tocchi, uno stridore come le ciale. Queste infatti, ricevendo l'aria nelle due cavità che hanno sotto il petto, per l'urto stesso che l'aria fa contro una membrana mobile dalla parte interna, vengono come a risonare. Le mosche, le api e simili animali si odono soltanto quando volano, perchè il lor suono è prodotto dalla vibrazione delle ali e dell'aria che han dentro e non dal fiato. Si sa per certo che le locuste risuonano per lo stropicciare delle ali e delle cosce. I molluschi e quelli che hanno guscio non hanno nè suono nè voce, ma tutti gli altri animali che sono del genere dei pesci, sebbene siano privi di polmone e di arteria, non sono del tutto privi di suono. Alcuni ritengono, ma senza alcun fondamento, che quel rumore dei pesci sia prodotto dai denti. Il pesce che si chiama capro nel fiume Acheloo manda fuori una specie di grugnito come il porco e similmente altri pesci, dei quali abbiamo parlato. Gli animali che fanno uova hanno il fischio, il quale è lungo nelle serpi, spezzato nelle testuggini. Le rane hanno un suono proprio della specie loro, come quello che si forma nella bocca, non nel petto. Ma del resto molto influisce su loro la natura dei luoghi. Dicono che esse sono mute nella Macedonia, come sono muti là i cinghiali.
Fra gli uccelli quelli più piccoli sono i più loquaci. Alcuni fan sentire la loro voce quando combattono, come le quaglie; altri prima della zuffa, come le starne; altri quando han bell'e vinto, come i galli. Questi hanno una voce loro propria; altri l'hanno uguale alle femmine, come gli usignoli. Alcuni cantano tutto l'anno, altri solo in certi tempi. L'elefante manda fuori un suono, che si forma sotto le narici ossia nella bocca stessa, simile ad uno starnuto: a traverso le narici poi vien fuori cavernoso come quelli di una tromba. Le vacche soltanto hanno voce più forte dei maschi; invece in tutti gli altri generi di animali la voce è più debole nelle femmine. Del bambino che nasce non si ode nessuna voce, finchè non sia del tutto uscito dall'utero materno, ma a parlare propriamente non comincia se non dopo un anno. Bene è vero che il figlio di Creso parlò a soli sei mesi, quando ancora bamboleggiava, ma quel prodigio segnò la fine di tutto quel regno. Quelli che cominciano molto presto a parlare sono poi i più restii a camminare. La voce diventa robusta a quattordici anni, s'assottiglia nella vecchiaia; in nessun altro animale va soggetta a mutazioni quanto nell'uomo. La voce porta con sè gran parte del viso dell'uomo, cosicchè per essa noi riconosciamo alcuno prima di vederlo, come se avessimo su lui posto lo sguardo, e tante sono le voci, quanto gli uomini, avendo ciascuno la sua voce, come ciascuno il proprio volto. Di qui tanta diversità di popoli e di lingue; di qui tanta varietà di ritmi e di modulazioni nel canto. Ma più d'ogni altra cosa è il mezzo più potente di far palese l'animo nostro, e questa manifestazione dell'animo non solo distingue l'uomo dalle fiere, ma anche porta tra gli uomini stessi una differenza non inferiore a quella, onde esso si distingue dalle fiere.

PLINIO IL VECCHIO Trad. di Guido Pasquetti.

sabato 7 giugno 2008

IL FLUIRE DEL TEMPO.

L'acqua che tocchi de' fiumi è l'ultima di quella che andò; e la prima di quella che viene: così il tempo presente.

Da " I PENSIERI " di Leonardo da Vinci.

IL TEMPO E LE COSE

Oh tempo consumatore delle cose! Oh invidiosa antichità, per la quale tutte le cose sono consumate dai duri denti della vecchiezza a poco, a poco con lenta morte! Elena, qundo si specchiava, vedendo le vizze grinze del suo viso fatte per la vecchiezza, piagne e pensa seco, perchè fu rapita due volte!
Peccato che questo pensiero non si sia concretato in un quadro: certo avremmo avuto un capolavoro di più e dei più umanamente interessanti.

Da " I PENSIERI " di Leonardo da Vinci

BUON USO DELLA GIOVINEZZA

Acquista cosa nella tua gioventù, che ristori il danno della tua vecchiezza. E se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoperati in tal modo la gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento.

Da "I PENSIERI" di Leonardo da Vinci