lunedì 9 giugno 2008

LE VOCI DEGLI ANIMALI.

Aristotele ritiene che non abbiano vera e propria voce se non gli animali che respirano per mezzo dei polmoni, perciò gli insetti hanno suono e non voce, per il fatto che l'aria si muove dentro il loro corpicciolo e trovandosi come rinchiusa risuona. Alcuni mandano un ronzio come le pecchie, altri, se li tocchi, uno stridore come le ciale. Queste infatti, ricevendo l'aria nelle due cavità che hanno sotto il petto, per l'urto stesso che l'aria fa contro una membrana mobile dalla parte interna, vengono come a risonare. Le mosche, le api e simili animali si odono soltanto quando volano, perchè il lor suono è prodotto dalla vibrazione delle ali e dell'aria che han dentro e non dal fiato. Si sa per certo che le locuste risuonano per lo stropicciare delle ali e delle cosce. I molluschi e quelli che hanno guscio non hanno nè suono nè voce, ma tutti gli altri animali che sono del genere dei pesci, sebbene siano privi di polmone e di arteria, non sono del tutto privi di suono. Alcuni ritengono, ma senza alcun fondamento, che quel rumore dei pesci sia prodotto dai denti. Il pesce che si chiama capro nel fiume Acheloo manda fuori una specie di grugnito come il porco e similmente altri pesci, dei quali abbiamo parlato. Gli animali che fanno uova hanno il fischio, il quale è lungo nelle serpi, spezzato nelle testuggini. Le rane hanno un suono proprio della specie loro, come quello che si forma nella bocca, non nel petto. Ma del resto molto influisce su loro la natura dei luoghi. Dicono che esse sono mute nella Macedonia, come sono muti là i cinghiali.
Fra gli uccelli quelli più piccoli sono i più loquaci. Alcuni fan sentire la loro voce quando combattono, come le quaglie; altri prima della zuffa, come le starne; altri quando han bell'e vinto, come i galli. Questi hanno una voce loro propria; altri l'hanno uguale alle femmine, come gli usignoli. Alcuni cantano tutto l'anno, altri solo in certi tempi. L'elefante manda fuori un suono, che si forma sotto le narici ossia nella bocca stessa, simile ad uno starnuto: a traverso le narici poi vien fuori cavernoso come quelli di una tromba. Le vacche soltanto hanno voce più forte dei maschi; invece in tutti gli altri generi di animali la voce è più debole nelle femmine. Del bambino che nasce non si ode nessuna voce, finchè non sia del tutto uscito dall'utero materno, ma a parlare propriamente non comincia se non dopo un anno. Bene è vero che il figlio di Creso parlò a soli sei mesi, quando ancora bamboleggiava, ma quel prodigio segnò la fine di tutto quel regno. Quelli che cominciano molto presto a parlare sono poi i più restii a camminare. La voce diventa robusta a quattordici anni, s'assottiglia nella vecchiaia; in nessun altro animale va soggetta a mutazioni quanto nell'uomo. La voce porta con sè gran parte del viso dell'uomo, cosicchè per essa noi riconosciamo alcuno prima di vederlo, come se avessimo su lui posto lo sguardo, e tante sono le voci, quanto gli uomini, avendo ciascuno la sua voce, come ciascuno il proprio volto. Di qui tanta diversità di popoli e di lingue; di qui tanta varietà di ritmi e di modulazioni nel canto. Ma più d'ogni altra cosa è il mezzo più potente di far palese l'animo nostro, e questa manifestazione dell'animo non solo distingue l'uomo dalle fiere, ma anche porta tra gli uomini stessi una differenza non inferiore a quella, onde esso si distingue dalle fiere.

PLINIO IL VECCHIO Trad. di Guido Pasquetti.

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