martedì 8 luglio 2008

PENSIERI SULLA NATURA.

*
* *
E' semplicità l'andar cercando i sensi delle cose della natura nelle carte di questo e di quello, più che nelle opere della natura, la quale, viva sempre ed operante, ci sta presente avanti agli occhi, veridica ed immortale ed immutabile in tutte le cose sue.

*
* *
I primi inventori trovarono e acquistarono le cognizioni più eccellenti delle cose naturali e divine, con gli studi e contemplazioni fatte sopra questo grandissimo libro, che essa Natura continuamente tiene aperto innanzi a quelli che hanno occhi nella fronte e nel cervello.

*
* *
Chi mira più in alto si differenzia più altamente; e il volgersi al grande libro della natura, che è il proprio oggetto della filosofia, è il modo per alzar gli occhi

*
* *

La natura è inesorabile ed immutabile e nulla curante che le sue recondite ragioni e modi d'operare siano o non siano esposte alle capacità degli uomini.

*
* *

Quello che a noi è difficilissimo a intendersi, alla natura è agevolissimo a farsi.

*
* *

Se noi vorremo riguardare più sottilmente gli effetti della natura, troveremo le più mirabili operazioni derivare ed esser prodotte da mezzi tenuissimi.

*
* *

Io dubito che il voler misurare tutto con la scarsa misura nostra, ci faccia incorrere in strane fantasie, e che l'odio nostro particolare contro la morte, ci renda odiosa la fragilità. Tuttavia, non so dall'altra banda quanto, per divenir manco mutabili, ci fosse caro l'incontro d'una testa di Medusa, che ci convertisse in un marmo o in un diamante, spogliandoci dei sensi e di altri moti, i quali senza le corporali alterazioni in noi sussistere non potrebbero.


*
* *

Se quello che vien chiamata corruzione fosse annichilazione, avrebbero i peripatetici qualche ragione a essergli così nemici; ma se non è altro che una mutazione, non merita cotanto odio; nè parmi che alcuno ragionevolmente si querelasse della corruzione dell'uovo, mentre di quella si genera il pulcino.

*
* *

Io per me reputo la Terra nobilissima ed ammirabile per le tante e sì diverse alterazioni, mutazioni, generazioni che in lei incessantemente si fanno. E quando, senza essere soggetta ad alcuna mutazione, ella fosse tutta una vasta solitudine di arena o una massa di diaspro, dove mai non nascesse, nè si alterasse o mutasse cosa veruna, io la stimerei un corpaccio inutile, pieno di ozio, e, per dirla in breve, superfluo e come se non fosse in natura.

*
* *

Adunque la natura ha prodotti e indirizzati tanti vastissimi e perfettissimi corpi celesti, impassibili, immortali, divini, non ad altro uso che a servizio della terra passabile, caduca e mortale?

Galileo Galilei.

sabato 5 luglio 2008

DAL DETTO AL FATTO, C'E' UN GRAN TRATTO.

Un tal meccanico d'Atene chiamato a dire come si sarebbe potuto muovere una certa colonna, fece un discorso lungo, eterno, per dimostrare come andava fatto secondo tutte le regole: quand'ebbe finito, s'alzò un altro, e disse secco secco: - Quello che ha detto costui io lo farò. - L'opera gli fu allogata.
Rammentino questo proverbio quelli che sono tanto corrivi a sbraitare: - Bisognerebbe fare, bisognerebbe dire, bisognerebbe correggere così e così.

Giuseppe Giusti.

giovedì 3 luglio 2008

LA VITA.

Ho veduto un contadino il quale camminava innanzi a un suo mulo carico di legne; e l'uomo alla cintola aveva una corda che lo cingeva, e sulle reni stretto fra la cintola e il giubboncello alquanto fieno.
In tal guisa adescava quella bestia, alla quale pur sempre parendo di raggiungere quel fieno, erano men gravi le legne, e passava la via quietamente. Il buon uomo di tratto in tratto se ne lasciava carpire una parte senza già arrestarsi, ma abbreviando il passo, e in modo che la bestia creder potesse non dalla maggior lentezza del padrone, ma dalla sua maggiore velocità ciò venire.
Questa cosa mi commoveva; e mi pareva la storia dell'uomo, di cui la vita è segnata qua e là da qualche gioia ch'egli va pur continuamente cercando. - E Dio è come quel contadino: di tanto in tanto Egli ci largisce qualche consolazione, acciocchè noi non ci stanchiamo per via, vedendo l'inutilità delle nostre continue ricerche del ben vivere, e non ci venga disgusto della vita.
Oggi tornavo alla sentenza di stamattina vedendo come un villano il quale aveva comperato un vitellino al mercato, perchè camminasse per luoghi affatto a lui nuovi e lontano dalla dolce madre e dalla mandra, traeva spesso un granello di sale, e postoselo sulla palma della mano lo dava a leccare a quella bestiola; e spesso alzava la sferza. Così, o vitellino, tutta la tua vita, io dicevo; tutta così.

G. Scalvini.