mercoledì 16 gennaio 2008

Ad Antonio Giordano...



è intitolato il Liceo-Ginnasio Statale di Venafro ospitato nell'ex Convento dei Carmelitani scalzi. Ma chi era Antonio Giordano? Era un famoso Legista nato nella nostra Venafro.
Ma, leggete questo racconto tratto da " Il Molise" almanacco regionale di Berengario Amorosa dal titolo: IL QUARTO COMANDAMENTO.
Nell'anno 1459 nacque in Venafro Antonio Giordano da umile sarto, che a stento tirava innanzi la vita con gli scarsi guadagni che ricavava dal mestiere.
Ma a che cosa non può giungere il talento, quando è sorretto da una tenace volontà?
Antonio Giordano, con lo studio indefesso e con lo svegliatissimo ingegno, a furia di stenti, di privazioni, di sacrifizi, raggiunse tal grado di sapienza giuridica, che pervenne alle cariche più alte, e prima fra tutte quella di Governatore della Repubblica di Siena.
Ben presto si sparse per l'Italia la fama della sua grandezza, tanto che giunse anche alle orecchie del padre in Venafro. Il misero vecchio, credendo che tali voci fossero esagerate, ebbe desiderio di accertarne la verità, onde pensò di recarsi a trovare il figlio. A quei tempi oltremodo faticoso, difficile e pericoloso riusciva anche un breve viaggio. Ma il sarto lo affrontò coraggiosamente; e superando gravissimi disagi, giunse a Siena. Non volle però scoprirsi al figliuolo, e perciò chiese lavoro ad un sarto senese, adattandosi per vivere nella bottega di lui, la quale era in una delle piazze più frequentate della città.

Un giorno passò un corteo che accompagnava con molti onori un personaggio vestito di ricchissimi abiti, nel quale il sarto venafrano non tardò a riconoscere suo figlio Antonio. Preso da forte commozione, scoppiò in un pianto dirotto.
Il padrone della bottega, sorpreso da quelle lagrime, ne domandò la cagione; e seppe con grande meraviglia che il forestiere da lui accolto era il padre dell'alto magistrato che passava. Chiesta ed ottenuta udienza, raccontò con segretezza ad Antonio quanto era successo. Ebbe ordine che il giorno seguente, nell'ora in cui egli si trovava in Senato ad amministrar la giustizia, gli conducesse il padre nel medesimo abito in cui si trovava.
E così fu fatto.
L'ampia sala era affollata di gente di ogni condizione; ed Antonio ricevè il padre alzandosi dal suo seggio dorato, abbracciandolo e baciandolo.

Grande fu lo stupore dei presenti nel veder l'altissimo Magistrato accogliere con tanta affettuosa reverenza un misero individuo. Ma Antonio, fra il generale silenzio, esclamò:
- Non vi meravigliate, o Signori, di ciò che avete visto. Questi è mio padre, e la sua povertà costituisce la mia gloria; perchè da uomo così umile e dappoco, sono nato io che ho raggiunto tanta grandezza!-
Ed in compagnia del padre, tornò al palazzo tra la moltitudine plaudente al nobilissimo atto, col quale il figlio aveva onorato il genitore.





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