venerdì 24 settembre 2010

ROMA E NAPOLI.

Che contrasto la campagna di Napoli e quella di Roma!
Questa è l'unità, quella la varietà; Roma il sublime, Napoli il bello; la città eterna è la maestà; la città delle Sirene la grazia e il sorriso. Come ben disse un insigne scrittore e statista spagnuolo, Emilio Castelar, in Roma odesi il canto severo dei secoli simile al canto solenne dei profeti biblici; in Napoli il coro delle antiche e serene divinità greche. Le voci melodiose delle strade di Napoli, i canti ora gioiosi ora sentimentali, i crocchi e i campanelli rumorosi, la letizia del vivere, i balli e i concerti all'aria libera, il vario spettacolo dei giardini e dei caffè, i richiami melodici dei venditori vi dicono tutte le ore del giorno che voi siete in una città beata, la cui vita è una continua festa. Vi è qualche cosa del Vesuvio, qualche cosa de' suoi ardori, della sua variabilità, nella mobile e fervida natura de' Napoletani, che sembrano vivere col sorriso sulle labbra. Chi può dire il fascino di questa terra incantata? Come ha notato Renato Chateaubriand, la campagna romana ha un aspetto più grandioso e più austero; ma i dintorni di Napoli sono forse più appariscenti che non quelli di Roma. "Quando il sole arde e la luna, larga e rossa, si alza sopra il Vesuvio, come un globo lanciato dal vulcano, la Baia di Napoli, con le sue rive cinte di aranci, le montagne remote, l'isola di Capri, la costa di Posillipo, Baia, Miseno, Cuma, l'Averno, i Campi Flegrei e tutta quella dolcezza virgiliana, presenta uno spettacolo magico". Sorriso magico e cielo incantato sono la poesia di Napoli; grandezza e fede la poesia di Roma

Ottavio Giovannelli. Editrice S.E.I

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