venerdì 16 luglio 2010

Il focolare.

Fu antichissimo uso presso i Romani di tenere nell'atrio, parte centrale della casa, un focolare ( focus ) di forma rotonda, non molto elevato da terra, costruito a guisa di un altare. Su questo altare era stretto dovere per il capo di famiglia di custodire il fuoco, giorno e notte. Guai alla casa, dove si fosse spento! Perchè ciò non accadesse, la sera prima di andare a letto, il padre o la madre o le figlie ricoprivano i tizzoni di cenere, perchè non si consumassero del tutto; la mattina seguente, il primo pensiero era di ravvivarli con nuove legna. Cos' il fuoco non cessava mai di brillare sul focolare, ed era, come dicono i poeti latini, fuoco vigile, fuoco assiduo, fuoco inestinguibile.
Questo fuoco nel concetto Romano, non era un fuoco come tutti gli altri.
La religione vietava che si alimentasse con alberi che non fossero felici. Inoltre doveva essere puro, cioè nessun oggetto vile o meno che pulito poteva esservi gettato dentro, nè azione cattiva poteva essere commessa alla sua presenza. Soltanto una volta all'anno poteva estinguersi senza peccato: il primo di marzo. Ma quanti riti e quante preghiere per riaccenderlo! Da una pietra focaia ripetutamente percossa da un ferro oppure da una tavoletta di albero felice, stropicciata faticosamente con un ramoscello pure di albero felice, si suscitava la nuova scintilla, che, applicandosi ad un mucchio di rami secchi, dava principio alla nuova fiammella. Così il fuoco tornava a risplendere per tutto l'anno, simbolo di una forza misteriosa e superiore, da cui la casa era come dominata e protetta.
Questo fuoco era divino. Quale fosse l'origine di questo dio, donde scaturisse l'inesauribile fonte dei suoi beni e delle sue ricchezze nessuno sapeva: ma era credenza che fosse un dio ricco, perchè dava alla casa tutto quello di cui aveva bisogno: il cibo, il calore, la salute. Era un dio forte, perchè sapeva, anche senza spada, difendere chi presso di lui avesse cercato un asilo. Lì erano sicuri anche i bambini e le donne. Era un dio indulgente e buono, come un babbo in mezzo ai figlioli, il quale può turbarsi, ma non perdere l'affetto per la famiglia.

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