mercoledì 13 agosto 2008

L'ASINO.

Nella stalla cominciò la conversazione. La mula prese a parlare col cavallo e a dir male del tollerante asinello. Essa godeva nel far così, perchè pretendeva d'appartenere alla ristocrazia, alla
famiglia equina... E sceglieva a preferenza quei discorsi che potessero umiliare il paziente asinello, che nel cantuccio più buio masticava un po' di paglia. - Io sono orgogliosa d' esserti parente - disse la mula al nobile morello. - Tu puoi veramente gloriarti de' tuoi antenati. - Sì - rispose il morello - i miei antenati portavano gli eroi su tutti i campi di battaglia; da per tutto raccolsero allori; ancora li cantano i poeti di ogni nazione. Leggi la storia, e in ogni pagina troverai il glorioso nome del cavallo.
- Veramente è una razza nobilissima la tua! - confermò la mula. Quindi soggiunse: - Dì, somaro, dov'è la tua gloria, dov'è la tua storia?
- Lascialo mangiare la sua paglia - fece in tono compassionevole, il cavallo.
E assaggiare il bastone - aggiunse la mula maligna. - Ad ogni modo mi piacerebbe udire il racconto delle sue glorie!
Ehi, somaro, svegliati, difenditi!
E l'asino parlò:
- I miei vecchi non hanno colto alloro su sanguinosi campi di battaglia; sul loro dorso non portarono cavalieri a seminare la rovina e la morte... Io sono un plebeo, misero e dimenticato.
Soltanto sopra il dorso di uno de' miei antenati entrò il Redentore in Gerusalemme col ramoscello della pace...
La mula e il cavallo chinaron le criniere a terra, umiliati, in silenzio.


R. JERETOV.

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