Oggi, mercoledì....
6 febbraio 2008 ha inizio la Quaresima. Dura 40 giorni e va dal mercoledì delle Ceneri al mezzogiorno del Sabato santo. Ma non sono qui per parlare dei riti della settimana santa in Venafro. Perciò, si rimanda alla lettura del libro del compianto amico G. Atella "C'era una volta Venafro ", pp. 35-39. Voglio però raccontarvi di una usanza tradizionale lucchese il cui contenuto mi ha appassionato. La lettura è stata tratta dal libro di Carlo Calcaterra " Impara per la vita" della editrice S.E.I di Torino pubblicato nel 1929. Dunque essa si intitola:
"La quaresima è passata".
La mattina del Sabato Santo si sa che si sciolgono le campane legate fino dalla mattina del Giovedì santo dal momento che è stato riposto Gesù nel sepolcro. Allora bisogna stare attenti, e quando si sentono quelle del proprio paese o della propria parrocchia, bisogna inginocchiarsi, chinarsi e baciare la terra e dire:
Terra bacio e terra sono; Gesù mio, vi chiedo perdono!
Quella mattina lì è comune tra i ragazzi la strofetta:
Sabbato Santo
perchè sei stato tanto? ( hai tardato tanto)
perchè non sei venuto?
- Perchè non ho potuto: (risponde lo stesso Sabato santo).
Domenica mattina
un coscio di gallina,
'no spicchio di pasimata; ( la pasimata è una specie di pane con zafferano e anaci ed ha una forma sua particolare) (Idelfonso Nieri)
***
E or ora vedremo il perchè.
Una volta erano quaranta giorni di vigilia veramente nera, cioè non solo senza carne, ma senza uova nè latticini di nessun genere, senza che nessuna bottega potesse vendere nulla di grasso, chi non presentasse (se non a chi non presentasse) la ricetta del dottore vista e firmata dal parroco, al punto che un anno, cioè il 1818, (era allora Duca di Modena, Reggio e Mirandola il famigerato Francesco IV d' Austria), il Duca di Modena il primo giorno di Quaresima mise guardie apposta per tutta la città e fece sequestrare quanto latte e uova vi erano state introdotte. Era cosa dunque aspra e penosa arrivare al Sabato Santo aspettato in gloria dalla gente, piena di cavoli, fagioli, aringhe, salacche, sorra (schiena salata del tonno) e baccalà, come ci fa fede la canzoncina, che già ricordammo:
Sabbato Santo,
perchè sei stato tanto?
e l'altra strofetta che è pure sempre viva e molto comune:
Ohimè! disse il maturo, ( l'uomo maturo, attempato)
la Quaresima m'ammazza! Ma se posso arriva' a Pasqua, vo' mangiare un uovo duro!
Perciò arrivato il giovedì di mezza Quaresima, i ragazzi facevano un fantoccione di cenci, sfogli di granturco o di capecchio, (materia liscosa e grossa, che si trae dalla prima pettinatura del lino e della canapa, avanti alla stoppa. E' così detto perchè si leva dai due capi del lino, cioè barbe e cime), lo vestivano e imbauttavano (imbauttare = coprire con piccolo mantello e cappuccio da maschera, ) a vecchia e poi con una vera sega da segantini (segatori di legname per mestiere) o da legnaiuoli lo segavano per metà tra i fuochi, le baldorie e l'allegria generale, pensando: "Intanto mezza è passata! Coraggio! passerà anche l'altra mezza!" (di qui è derivata la frase "segare la vecchia", cioè la Quaresima.
L'ultima sera poi di Quaresima, la sera del Sabato Santo, quando era passata tutta, allora bruciavano la vecchia e mi ricordo di avere assistito anch'io, bimbetto, a questo spettacolo. Facevano il solito fantoccio a vecchia e poi preparavano un mucchio di foglie, paglia, brucime minuto, prunacci secchi e gli davano fuoco; e sul più bel del Bubbarone (bella fiammata specialmente all' aperta campagna) ci buttavano su questa povera figura della Quaresima e balli e salti e risate dei ragazzi e anche della gente fatta e stagionata.
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